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di Giorgio Moio
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Haiku del giorno dopo
di Giorgio Moio
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L’haiku di Giorgio Moio è una Folgore. Come se dalla faretra d’Apollo scattassero frecce con sicuro obiettivo, puntano al merletto di ginseng. Con maestria e perfezione il Poeta costruisce i suoi haiku e in quei tre versi trovi tutti gli accademismi che vanno rispettati, ma sempre c’è una rosa che parla, non annaspa, sorvola morbida i cieli di mille silenzi. Sì, la scrittura è fascinosa, si incipria il sorriso e cammina audace e rivoluzionaria come se arrivasse la Notte stellata sul Rodano o senza stelle se non quelle della speranza. (dalla prefazione di Carmen Moscariello)
Giorgio Moio ...“Vuoti d’ombre e sprazzi di luce”
Giorgio Moio - Haiku del giorno dopo – Bertoni 2024
“ascolta voce
canto d’onda marina –
: il silenzio va”
“onda tenace
nel silenzio di sera –
: cambia stagione”
“Vuoti d’ombre e sprazzi di luce” che si susseguono in versi liberi espressivi di uno stato d’animo, quale misura /metafora di emozioni esistenziali che, per una sorta di ‘vacuità’ temporale che l’autore ha colto nell’intuizione dell’istante sospeso cui, ancor prima della mano, il pensiero ermetico ha trascritto nello spazio lasciato appositamente in bianco della pagina che lo accoglie …
“si aprono gemme
germinando le attese –
: raccoglie sogni”
“annotazioni
margine dell’estate –
: devastazioni”
Il segno grafico ‘more’ così impresso si ravviva nella trasparenza della sospensione ‘in levare’ che, trasferita in musica dà al ruolo caratterizzante della nota il suo necessario divenire, per cui ogni singolo haiku, pur contenendo il medesimo afflato, non è mai fine a se stesso e non può esserlo, in ragione del suo farsi trascrizione letteraria di un vissuto esistenziale che gli è proprio, attraverso il quale tenta di raggiungere la sua completezza onirica…
“salace fiamma
nella oscura sera –
: spazio in levare”
“meraviglioso
strenuamente tracciato –
: segno dilaga”
Quel che in natura, parimenti al volo dell’uccello è il volare della foglia che, servendosi dell’aria, descrive nella trasparenza del cielo, il suo volo onirico distaccandosi dall’albero che l’ha generata, abbandonandosi all’ipotetico di una possibile realizzazione. Niente più di quanto accade nel sogno il cui significato non riusciamo ad afferrare, da cui però scaturiscono e ne sono ‘condizionate’ tutte le nostre azioni che l’associazione libera del pensiero riversa in quella già annunciata ‘vacuità’ inconscia e/o meditativa, nel labirinto della nostra mente conoscitiva…
“segno nel vento
graffiate le foglie –
: placido fiume”
“nei fiori il tempo
come una porta aperta –
: fino alla luce”
Si è qui alle prese con l’immaterialità che conduce ai molti perché dell’esistenza, ai numerosi interrogativi della psiche cui non abbiamo data ancora una risposta congrua, ancorché in presenza delle crepe sul muro restiamo immobili in un esitare vacuo davanti al compiersi delle azioni, dove finanche un singolo haiku, talvolta, s’apre alla meditativa incongruenza giudicante che mettiamo in atto, senza dircelo, nel profondo di noi stessi, soli nell’antropico rigenerarsi della natura…
“per germinali
voci che il senso strozza –
: braccato è il timo”
“per arenarie
si alza quasi commossa –
: un’alta marea”
Allorché “colorandosi / di polvere purpurea - / : l’occhio non schiude”, è all’amore che l’haiku rivolge lo sguardo strenuo di follia per una messa a fuoco del proprio sentimento d’autore, quando “languida luce / sulla vigna matura – / : si spande uno iato”. Ma le parole null’altro senso hanno che delle parole, altro è il profumo cosparso nel vento “come suono di canne” il cui richiamo del sole “quando lecca - / : la terra nativa. Quando “corre fantasia / sul filare dell’uva - / : il negare è ozio”, o quando “una melodia ondosa - / …/ “ semina sorte” /…/ “rimano foglie / sulla sponda del fiume - / : rosse farfalle”…
“amare come marea
un’onda sommerge -
: dagli accenti”
“ferito il suono
solca i cieli in silenzio –
: poi l’uragano”
“Haiku del giorno dopo” è detto, col quale l’autore, Giorgio Moio, lancia il suo prospicente invito su cui riflettere e meditare, è allora che nel biancore della pagina è possibile intraprendere que percorso grafico-scrittorio-onirico in cui, ognuno a suo modo, consegua la propria visione corrispondente; e se non al sogno e/o alla sua volontà, che s’intenda almeno germinativa, non meno grave o profonda, dell’unica risposta indecidibile di cui da sempre siamo alla ricerca costante: chi siamo? …
“nella quieta /
incertezza del tempo -
: false dicerie”
Nota:
Tutti i virgolettati sono di Giorgio Moio, al quale rivolgo i personali ringraziamenti e i grati auspici di lettore.
L’Autore.
Saggista e scrittore, redattore e direttore editoriale, critico letterario, collabora a diverse riviste e giornali del settore di cui è anche fondatore, partecipa a rassegne, festival poetici e mostre collettive di rilievo. Ha all’attivo numerose pubblicazioni di vario genere. "Testo al fronte" è il quarto volume della collana "Contrappunti" (poesia verbovisuale) che Giorgio Moio cura per la Bertoni Editori. Inoltre a “Venti haih-ku extravaganti”, apparso in Frequenze poetiche n.3 – Bertoni Editore 2022.
Altrettanto forbito è il suo curriculum come autore che è possibile consultare su tutte le piattaforme Web.