9788855351263
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Libro di Maria Cristina Giongo
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Mamma voglio morire
Libro di Maria Cristina Giongo
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Questo romanzo è basato sulla storia vera di una bambina che a soli tre anni voleva già morire. Ancor prima di aver sperimentato l’esistenza. Colpita da un sottile malessere, un’incomprensibile malinconia, incubi che non le danno tregua. Attecchiti come parassiti su una mente in via di formazione, affetta da un’estrema, ingestibile sensibilità. Da qui parte la condanna, il messaggio di fondo dell’opera contro certi media che non rispettano la fragilità dei giovani (ma anche dei meno giovani) con la messa in onda di immagini crudeli, raccapriccianti, violente. L’omicidio di suo padre le sconvolge ulteriormente la vita. Sarà proprio lei a dare una svolta alle indagini per scoprire l’assassino, convinto di aver compiuto il delitto perfetto. A questo punto il racconto si discosta dalla narrazione a sfondo psicologico, proseguendo su un binario parallelo che assume i connotati di un giallo. Riservando colpi di scena che lasciano il lettore col fiato sospeso in quel confine fra cielo e terra dove tutto è possibile. Se ci credi, lo vuoi e ci speri.
UN LIBRO SU CUI RIFLETTERE
Ho comprato “Mamma voglio morire” di Maria Cristina Giongo allo stand dell’Editore Bertoni al Salone del Libro di Torino nel 2021 e appena tornata casa l’ho letto tutto d’un fiato, incuriosita dalla trama che subito si fa avvincente come una cronaca ( si coglie il “mestiere” di giornalista di Cristina) , quasi come un giallo, e mi era piaciuto molto. Poi quest’estate l’ho riletto senza la fretta di raggiungere il finale.
È un libro che affronta alcuni temi spesso sottovalutati, come l’attenzione che genitori ed educatori dovrebbero avere negli anni di formazione dei bambini, fin dalla più tenera età. I bambini sono come praterie dove è possibile seminare qualunque seme, non hanno ancora le sovrastrutture di noi adulti, nel bene e nel male, e occorre la massima accortezza per non seminare gramigne pericolose. Giongo ci manda un messaggio preciso, con una storia tratta dalla realtà, mostrandoci quali sono solo alcuni (sebbene gravissimi) tra i danni che il mancato filtro di certe visioni in televisione o nei media può causare nei piccoli. I bambini ci ascoltano, anche quando non sembra e il libro è un invito ad ascoltare i nostri figli, i nostri studenti, anche nei loro silenzi.
I personaggi sono ben delineati e si coglie nell’Autrice la volontà di comprendere più che giudicare i comportamenti devianti che possono sfociare nelle peggiori azioni. In particolare ho apprezzato la pagina in cui Giongo, attraverso la requisitoria del Pubblico Ministero, ci invita a riflettere sulla patologizzazione della cattiveria umana. È un argomento per me di particolare interesse perché riguarda non solo la responsabilità di ciascuno, ma anche il modo di porci quando nella vita incontriamo persone con queste caratteristiche.
Altro tema interessante sono i rapporti di coppia. Qui si tratta di una coppia di genitori che ha perduto la capacità di una comunicazione autentica, e a nulla servirà un ripristino tardivo, e di una donna che, come spesso ci riporta la cronaca attraverso i casi di femminicidio ma non solo, non accetta il rifiuto del suo amato. Oggi i media ci hanno tristemente assuefatto a certi orrori quasi iscrivendo nella normalità che certe cose possano accadere; se ne parla al momento del misfatto, a volte con un voyeuristico eccesso di particolari, e non si lavora abbastanza alla radice del problema, non si insegna abbastanza ai piccoli “la graduale accettazione di quella parte di male da cui a tratti è permeata l’esistenza”. Senza questo passaggio fondamentale si può arrivare a non accettare la fine di un amore, alla violenza domestica, all’omicidio.
Il tema della pedofilia è affrontato con equilibrio e garbo, nonostante la durezza dell’argomento, e anche qui leggo un invito per i genitori e gli insegnanti a osservare i bambini e gli adolescenti, a monitorare ogni loro mutamento di umore con estrema attenzione ma insieme con naturalezza e soprattutto con amore.
Maria Cristina Giongo, attraverso la visione del “male” ci lascia però con la fiducia di una netta prevalenza del bene nel bilancio della vita e questo messaggio, in questi tempi bui, lo trovo preziosissimo.
perché una bimba vuole morire?
Perché Muriel, dall’età di tre anni, continua a ripetere che vuole morire e, dopo qualche anno, inizia a parlare in maniera apparentemente sconclusionata?
Che mistero si cela nella sua psiche?
Maria Cristina Giongo, nel suo romanzo giallo, ci guida, scandendo sapientemente il ritmo, verso la soluzione di un omicidio (che solamente menzionato all’inizio del racconto, diviene poi centrale nella narrazione) coinvolgendo diversi personaggi, il ruolo dei quali viene descritto ponendo particolare attenzione alla componente psicologica.
Ma non è solo il dramma di Muriel, è anche quello della madre, rimasta tragicamente vedova, che soffre nel vedere sua figlia turbata tanto da arrivare a colpevolizzarsi.
Tata Vittoria, il terzo dei personaggi principali, non è semplicemente un’assistente famigliare: ormai parte integrante della famiglia è, in qualche maniera, un sostegno sia per la bimba, sia per la madre.
Ma è anch’essa emotivamente colpita dal susseguirsi dei fatti.
Risolto il delitto l’autrice si concentra sulla bambina, sul cammino per farle dimenticare i traumi che ne hanno condizionato la vita.
Non manca il colpo di scena finale, dal quale scaturisce un nuovo inizio per Muriel e la madre.
La cura con cui Maria Cristina dipinge la personalità della bimba e della madre, oltre che derivare dall’essere a sua volta madre, è positivamente influenzata dal ruolo dei suoi genitori, che ho avuto la fortuna di conoscere, impegnati in prima persona nella tutela dei minori.
Nella genesi dei processi mentali di Muriel, l’autrice assegna un significativo ruolo alle aberrazioni nei mezzi di comunicazione, che privilegiano ormai l’emotività e l’impressionabilità rispetto alla lucida analisi dei fatti. L’informazione ormai si fa per immagini (spesso aggressive) che sono guardate anche dai minori i quali ne vengono pericolosamente influenzati.
Minori in balia, citando l’autrice, di una società sempre più indifferente e poco rispettosa nei loro confronti; ne ho percepito l’emozione e l’indignazione di giornalista di successo che è distante anni luce dal cinismo di una certa informazione.
Che dire ancora: non vedo l’ora di leggere il prossimo libro di Maria Cristina Giongo
5 stelle
Mamma voglio morire è un libro giallo che si legge con il fiato sospeso, sino alla fine. E quando si pensa di essere arrivati veramente alla fine arriva un’altra sorpresa.... Il titolo non deve ingannare, perchè in sè contiene il seme della speranza, spesso della certezza nella guarigione e nella rinascita.
E’ basato sulla storia vera, ma romanzata, di una bambina che sin da piccola aveva in sè un sentimento di paura, di rifiuto per la vita. La mamma, la sua governante, uno psichiatra, un’ipnoterapeuta infantile ed un commissario di polizia l’aiutano ad uscire dal tunnel dove era entrata, popolato di fantasmi spesso creati dal mondo della televisione. Quel tipo di televisione che spesso diffonde immagini crudeli che si attaccano al cervello delle piccole menti in via di formazione, arrivando, in certi casi e per quelle più sensibili, a danneggiarle.
Un giallo psicologico dove il lettore, contrariamente al solito, scopre subito l’assassino, diventando complice di una vicenda dai lati oscuri per tutti gli altri personaggi...tranne che per lui! Vi consiglio di leggerlo. E rileggerlo.
Un po' tutti siamo Muriel
Finalmente ho finito di leggere "Mamma voglio morire" di Maria Cristina Giongo, direttrice de "Il cofanetto magico", spigliata giornalista e grande amica.
Quando le ho detto che le avrei fatto una recensione, ero seria ed eccomi qui - dopo tanti mesi di impegni - a scrivere di questo volume.
La prima cosa che salta agli occhi è il titolo. Pensare che questa frase sia stata pronunciata da una bimba di soli 3 anni e che sia tratta da una storia vera, ti lascia stordita.
Inizialmente avevo timore di affacciarmi ad una tematica tanto forte, ma subito, grazie all'impeccabile scrittura e professionalità, ci si rende conto di come sia stato delicatamente trattato il tutto, in maniera positiva e soprattutto come motivo di crescita, anche per lo stesso lettore.
Muriel, la piccola protagonista, ha queste strambe idee perché è stata messa davanti a realtà non facili da digerire, persino per un adulto. Schiaffi in faccia che quotidianamente ci propinano i media, mezzi a volte non di comunicazione, ma di univocità: io trasmetto, tu assimili e non hai modo di proteggerti da ciò.
Pagine che traspirano di inni alla vita, nonostante il caso di maschicidio di Umberto, il papà di Muriel.
Intricata la storia. Si dipana scorrevole tra i diversi dialoghi che ben caratterizzano i personaggi; con l'interessante punto di vista psicologico che completa il puzzle giallo durante le indagini.
Lo consiglio, non perché sono amica di Maria Cristina, ma perché non è un libro fine a se stesso, ma che, con un pizzico di seria originalità, ti trascina e ti lascia guardare il mondo con gli occhi di Muriel. Metaforicamente, un po' tutti siamo Muriel.
Vi invito a comprarlo.
Oh, quasi dimenticavo... Maria Cristina si è ispirata alla mia persona per il personaggio di Marica, una cuoca che avrà ruolo importante con le indagini.
Chapeau...
Finalmente ho finito di leggere "Mamma voglio morire" di Maria Cristina Giongo, direttrice de "Il cofanetto magico", spigliata giornalista e grande amica.
Quando le ho detto che le avrei fatto una recensione, ero seria ed eccomi qui - dopo tanti mesi di impegni - a scrivere di questo volume.
La prima cosa che salta agli occhi é il titolo. Pensare che questa frase sia stata pronunciata da una bimba di soli 3 anni e che sia tratta da una storia vera, ti lascia stordita.
Inizialmente avevo timore di affacciarmi ad una tematica tanto forte, ma subito, grazie all'impeccabile scrittura e professionalità, ci si rende conto di come sia stato delicatamente trattato il tutto, in maniera positiva e soprattutto come motivo di crescita, anche per lo stesso lettore.
Muriel, la piccola protagonista, ha queste strambe idee perché é stata messa davanti a realtà non facili da digerire, persino per un adulto. Schiaffi in faccia che quotidianamente ci propinano i media, mezzi a volte non di comunicazione, ma di univocità: io trasmetto, tu assimili e non hai modo di proteggerti da ció.
Pagine che traspirano di inni alla vita, nonostante il caso di maschicidio di Umberto, il papà di Muriel.
Intricata la storia. Si dipana scorrevole tra i diversi dialoghi che ben caratterizzano i personaggi; con l'interessante punto di vista psicologico che completa il puzzle giallo durante le indagini.
Lo consiglio, non perché sono amica di Maria Cristina, ma perché non é un libro fine a se stesso, ma che, con un pizzico di seria originalità, ti trascina e ti lascia guardare il mondo con gli occhi di Muriel. Metaforicamente, un po' tutti siamo Muriel.
Vi invito a comprarlo.
Oh, quasi dimenticavo... Maria Cristina si é ispirata alla mia persona per il personaggio di Marica, una cuoca che avrà ruolo importante con le indagini.
♥️
Cara Maria Cristina, sei sempre una grande scoperta.
Ti abbraccio
Articolo del quotidiano AVVENIRE del 25giugno2020
«MAMMA VOGLIO MORIRE», IL LIBRO DI MARIA CRISTINA GIONGO La vita umana innocente grida. Perché il mondo adulto spezzi le sue ipocrisie
FRANCESCO OGNIBENE
Il romanzo sulla storia vera di una bambina che col suo disagio autodistruttivo smaschera le finzioni della società
Fuori e dentro di noi, la battaglia è sempre la stessa: alla tensione di tutto l’essere – dell’intero universo – nella direzione della vita si contrappone un’oscura pulsione di morte. In ciò che vive c’è la sua stessa fine, il limite di un’esistenza che però in sé ha una scintilla di infinto. La morte è presente come l’ombra proiettata dalla luce, ma la sua opera distruttrice si spinge oltre, a insidiare ogni passo, a tendere tranelli dove non la si aspetta, fino a sfidare la vita dov’è più densa di speranza. Che un bambino voglia morire è il fatto più innaturale che si possa immaginare: cosa spinge la promessa di futuro allo stato naturale a invocare la propria fine? E’ evidente che le ragioni sono tutte esterne, e che dunque il male va disinnescato in ciò che circonda i primi passi nel mondo di un figlio d’uomo. Il dolore di un bambino – mistero davanti al quale si china il capo sgomenti – è in realtà una denuncia, indica senza mezze misure l’errore da cui si origina la sua stessa sofferenza. E gli adulti, la società, il mondo non possono che cercare dentro di sé le cause di quell’assurdo umano che è un bambino il cui pensiero corra all’annullamento di sé mentre tutto in lui grida il contrario. Il dolore dell’infanzia di questo mondo è il primo atto d’accusa verso ipocrisie, menzogne, violenze, viltà, abusi, eccessi, furbizie della società. O per essere più chiari, di noi che ne siamo componente attiva, ciascuno per la propria parte. Nulla resta fuori da questo atto d’accusa: aborto, eutanasia, sacrificio della vita migrante... È la lezione che resta una volta conclusa la lettura di Mamma voglio morire, intenso romanzo di Maria Cristina Giongo, corrispondente di Avvenire dall’Olanda e firma nota ai frequentatori delle pagine di è vita per le sue appassionate cronache delle vicende che alle frontiere della vita umana vedono spesso nei Paesi Bassi un laboratorio complesso e drammatico. Nella finzione narrativa che fa perno sul disperato grido della piccola Muriel, bambina ricca di interiorità, circondata dagli affetti ma anche dal groviglio di un mondo adulto irrisolto, è racchiuso il mistero dell’insidia tesa dal male all’umanità facendo leva sulle sue debolezze, nel mirino il bersaglio grosso della stessa vita, meglio se innocente. La parabola della mamma alla scoperta della verità su quella figlia problematica e autodistruttiva passa attraverso il doloroso percorso di ricerca sulla tragica e misteriosa fine del proprio marito, anch’egli portatore di un segreto travaglio. Attorno a questo intreccio di affetti e ferite girano gli altri personaggi di una storia che incalza la lettura e, grazie alla penna da cronista partecipe di Maria Cristina, accompagna verso una nuova consapevolezza su ciò che difende e promuove la vita. Lo fa attraverso la narrazione del caso autentico di una bimba che a tre anni mostrava il desiderio di farla finita, riletto attraverso le lenti dei fatti che hanno affollato l’informazione degli ultimi anni: i piccoli migranti naufraghi sotto gli occhi del mondo, le vittime bambine della guerra in Siria, gli abusi sui minori... Un mondo che tollera questo orrore coltiva evidentemente un segreto inconfessabile che deve smascherare, come i protagonisti del romanzo, per accogliere finalmente insieme a loro la riconciliazione con se stessi e con la vita. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli intenti dell'autrice si sono avverati
Ho scelto di leggere il libro, seguendo le parole di Maria Cristina Giongo: "L’idea era di scrivere un romanzo SEMPLICE […] un libro giallo che tutti potessero leggere, ma con dentro un messaggio importante per i genitori, per chi non ama più la vita." Nel libro ho ritrovato questo e molto di più. Un libro originale basato su una storia vera e che consiglio vivamente.
Temi importanti trattati con garbo
Scorre veloce ed intenso e si fa leggere tutto d’un fiato questo bel libro di Maria Cristina Giongo, che partendo dall’idea di una bimba precoce e precocemente attratta dal significato della vita e dalle sue atroci contraddizioni, tratteggia un microcosmo di personaggi “veri” nei quali il lettore si troverà a riconoscere amici, vicini, parenti e, magari, anche a riconoscersi.
La riapertura di un caso di omicidio archiviato troppo in fretta, dà avvio alla narrazione di uno spaccato di quotidianità di una famiglia che si potrebbe definire normale, ma che è invece sull’orlo di una crisi, che potrebbe anche diventare irreversibile.
La piccola Muriel, con l’ostentazione delle sue manie suicide e delle sue idiosincrasie, si ritroverà ad essere il catalizzatore dell’intreccio che permetterà il dipanarsi di questa intricata “matassa familiare”.
MAMMA VOGLIO MORIRE
Un libro avvincente, dallo stile semplice ma incisivo e una trama che vira verso il genere giallo/poliziesco. La protagonista della storia è Muriel, una bambina molto malinconica e sensibile, che a causa dei traumi subiti nel corso della sua vita inizia a manifestare comportamenti insoliti ( autolesionismo, pensieri suicidi, apatia etc.) che indurranno sua madre a chiedere l'aiuto di un terapeuta; egli, dopo aver conquistato la fiducia della piccola, riuscirà a far affiorare inquietanti verità che getteranno nuove ombre sulla tragica dipartita del padre della bambina. Molto importante anche il messaggio che l'autrice vuole veicolare attraverso il libro, ovvero che ogni incubo prima o poi svanisce e il sereno, inevitabilmente, torna a fare capolino anche nelle vite di chi desidera addirittura la morte, come nel caso della piccola Muriel ( non fatevi spaventare dal titolo, l'argomento morte viene trattato con molto tatto e delicatezza). Consigliato a tutti gli amanti del genere!
Mamma voglio morire
Un libro avvincente, dallo stile semplice ma incisivo e una trama che vira verso il genere giallo/poliziesco. La protagonista della storia è Muriel, una bambina molto malinconica e sensibile, che a causa dei traumi subiti nel corso della sua vita inizia a manifestare comportamenti insoliti ( autolesionismo, pensieri suicidi, apatia etc.) che indurranno sua madre a chiedere l'aiuto di un terapeuta; egli, dopo aver conquistato la fiducia della piccola, riuscirà a far affiorare inquietanti rivelazioni che getteranno nuove ombre sulla tragica dipartita del padre della bambina. Consigliato a tutti gli amanti del genere!